sabato 30 maggio 2020

Leopardi e la fantasia nello Zibaldone-#STEP20

Giacomo Leopardi

 Nello"Zibaldone" o "Zibaldone di pensieri" , Giacomo Leopardi riflette sulle caratteristiche della poesia antica sostenendo sia fatta di immaginazione, di fantasia e che quindi porti alla nascita di immagini false ma bellissime.
 In un passo di questo diario personale, che raccoglie una grande quantità di appunti e riflessioni, si legge:" La forza creatrice dell'animo appartenente alla immaginazione, è esclusivamente propria degli antichi[...]. L'animo del poeta o scrittore ancorché nato pieno di entusiasmo di genio e di fantasia, non si piega più alla creazione delle immagini, se non di mala voglia, e contro la sottentrata o vogliamo dire la rinnuovata natura sua.
Quando vi si pieghi, vi si piega ex instituto, ἐπιτηδές, per forza di volontà, non d'inclinazione, per forza estrinseca alla facoltà immaginativa, e non intima sua."

In un altro punto dell'opera, l'autore asserisce che la fantasia umana è uno dei rimedi più forti, anche se illusorio, al problema della felicità.
Egli infatti scrive:"Considerando la tendenza innata dell’uomo al piacere, è naturale che la facoltà immaginativa faccia una delle sue principali occupazioni della immaginazione del piacere […]. Il piacere infinito che non si può trovare nella realtà si trova così nella immaginazione, dalla quale derivano la speranza, le illusioni, ecc. Perciò non è maraviglia: 1. che la speranza sia sempre maggior del bene; 2. che la felicità umana non possa consistere se non nella immaginazione e nelle illusioni".
L'immaginazione opera laddove un bene appaia lontano opuure venga percepito solo in parte con i sensi. Dove un oggetto, una persona sono vaghi e indefiniti, noi sentiamo un sentimento di piacevolezza perchè la nostra fantasia può creare nella mente ciò che non vede. La nostra immaginazione tende a idealizzare e a percepire più affascinante quello che è sfuggente e non concretamente presente.
In seguito Leopardi osserva che nell'uomo esiste una capacità di fantasia in grado di immaginare piaceri infiniti e grazie alla quale il piacere infinito che non si trova nella realtà si trova nell'immaginazione: "Veniamo alla inclinazione dell’uomo all’infinito. Indipendentemente dal desiderio del piacere, esiste nell’uomo una facoltà immaginativa, la quale può concepire le cose che non sono, e in un modo in cui le cose reali non sono. Considerando la tendenza innata dell’uomo al piacere, è naturale che la facoltà immaginativa faccia una delle sue principali occupazioni della immaginazione del piacere. E stante la detta proprietà di questa forza immaginativa, ella può figurarsi dei piaceri che non esistano, e figurarseli infiniti 1. in numero, 2. in durata, 3. e in estensione. Il piacere infinito che non si può trovare nella realtà, si trova così nella immaginazione, dalla quale derivano la speranza, le illusioni ec. Perciò non è maraviglia 1. che la speranza sia sempre maggior del bene, 2. che la felicità umana non possa consistere se non se nella fantasia e nelle illusioni.” (Zib.167-168)

Riferimenti 
Zibaldone: qui
Immaginazione/fantasia: qui 
Piacere infinito: qui 

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