Noi sappiamo che Platone rifiuta sia la pesia sia il mito in quanto fonti di pura fantasia. Tuttavia gli studiosi hanno notato come, in relatà, egli faccia spesso riferimento ai testi poetici e mitici e come quest'ultimi divengano parte integrante di alcune sue opere con diverse finalità come affermato dallo studioso Mario Vigetti.
«Considera per esempio una linea divisa in due segmenti disuguali, poi
continua a dividerla allo stesso modo distinguendo il segmento del
genere visibile da quello del genere intelligibile. In base alla
relativa chiarezza e oscurità degli oggetti farai un primo taglio,
corrispondente alle immagini: considero tali in primo luogo le ombre,
poi i riflessi nell'acqua e nei corpi opachi lisci e brillanti, e tutti i
fenomeni simili a questi. […] Considera poi l'altro segmento, di cui il
primo è l'immagine: esso corrisponde agli esseri viventi, alle piante, a
tutto ciò che esiste.»
Questo è una porzione di testo del VI libro della "Repubblica" nel quale Platone ritiene che il fegato sia il centro della fantasia e dell'immaginazione di un uomo.
La filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie.(Antonio Tabucchi)
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